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Si va verso una revisione della Scala di Rio, lo strumento che classifica significato e importanza dei radiosegnali extraterrestri (e capire se sono attribuibili ad alieni). L’idea è di renderla più adatta alle comunicazioni attuali, più veloci e globali rispetto a qualche anno fa.

Se non siamo soli, dove sono tutti?|Joel Tonyan, Flickr
Se non siamo soli, dove sono tutti?|Joel Tonyan, Flickr

Gli scienziati dell’osservatorio di Parkes, in Australia, per 17 anni avevano registrato, per una o due volte all’anno, misteriosi radiosegnali. Nel 2015, la (deludente) soluzione del giallo: i segnali provenivano dal microonde della sala relax. Non è la prima volta che simili falsi allarmi fanno impennare le aspettative circa un possibile segnale alieno – poi puntualmente disilluse.



Per meglio indicare la portata di un radiosegnale captato (nelle sue varie sfumature: dall’interferenza di una radiosveglia a un possibile primo contatto extraterrestre) un gruppo di scienziati guidati dall’Università di St Andrews, in Scozia, e dal Seti Institute di Mountain View, California, ha proposto l’aggiornamento di uno strumento di classificazione già in uso da 17 anni, per adattarlo ai tempi che cambiano.

Un passo in avanti. L’idea è di sviluppare, a questo scopo, una scala simile a quella Richter (che quantifica l’energia liberata da un terremoto), sia in quanto a precisione descrittiva sia per la possibilità di continui aggiustamenti “in corsa”, mano a mano che aumentano le informazioni disponibili sui segnali captati.

Una base di partenza esiste già: è la Scala di Rio, nata nel 2001 per iniziativa dell’astronomo Iván Almár e di Jill Tarter, cofondatrice del Seti Insitute, in occasione di un congresso a Rio de Janeiro (da qui il nome). Essa quantifica, con un punteggio da 0 a 10, l’impatto sociale che un annuncio su un eventuale segnale alieno avrebbe, in relazione al grado di certezza che quel segnale sia un effettivo tentativo di contatto.

Linee guida. La nuova proposta, illustrata sull’International Journal of Astrobiology, è di rendere la scala esistente più compatibile con l’attuale modalità di diffusione delle informazioni, in rapido divenire e 24 ore su 24. Come la scala Richter, anche la “Rio 2.0” dovrebbe poter essere ricalibrata nel tempo mano a mano che nuovi dati diventano disponibili. La nuova versione mira inoltre a ottenere il consenso delle varie discipline accademiche coinvolte nell’identificazione dei segnali (nell’era dell’astronomia multimessaggero) e a esprimere in un linguaggio più chiaro e comprensibile al grande pubblico la portata di un’eventuale scoperta.

Piacere, terrestre. Si andrebbe dallo 0 che equivale a nulla, a 10 che vale come «un’astronave aliena in orbita attorno alla Terra, o un alieno che ti stringe la mano», spiega Duncan Forgan, alla guida del progetto. L’obiettivo è ottenere la fiducia dei non addetti ai lavori per comunicare quanto si sa su un tema così cruciale, nell’era delle fake news. Evitando così che notizie sensazionalistiche e affrettate possano screditare il paziente e complesso lavoro dei ricercatori, comunicando risultati fuorvianti.

La proposta sarà analizzata ad ottobre dal Seti Permanent Committee dell’International Academy of Astronautics (Iaa), che ha intanto pubblicato un calcolatore di Scala di Rio interattivo per aiutare scienziati e comunicatori della scienza a valutare l’entità dei segnali e a descriverla correttamente al grande pubblico.[fonte]