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Eventuali alieni che dovessero mai arrivare sulla Terra non potrebbero essere creature biologiche, ma solo macchine o intelligenze artificiali: la teoria di un astronomo americano.

Mentre il mondo intero discute della pubblicazione da parte del Pentagono del report sugli UFO, un astronomo americano prova ad affrontare il tema “alieni” da un nuovo punto di vista: siamo sicuri che ipotetici visitatori provenienti da un altro pianeta debbano per forza essere creature viventi? Ma andiamo con ordine…

Incontri Praticamente impossibili. Seth Shostak, classe 1943, è un astronomo americano del SETI Institute che ha dedicato la propria vita alla ricerca di forme di vita intelligente nel cosmo. Nella sua lunga carriera ha ottenuto numerosi, importanti riconoscimenti, tra cui il Carl Sagan Awards per la divulgazione scientifica.

Recentemente, dalle pagine del britannico TheGuardian, Shostak ha smontato uno per uno tutti i luoghi comuni sugli alieni e, alla luce delle informazioni scientifiche attualmente in nostro possesso, ha provato a formulare alcune ipotesi.

Partiamo da un dato di fatto: quasi una stella su tre nella nostra galassia potrebbe ospitare un pianeta delle dimensioni della Terra. Pensare che su nessuno di questi si siano sviluppate forme di vita intelligenti sembra davvero poco probabile.

Ma, mette in guardia Shostak, è altrettanto improbabile che queste forme di vita assomiglino davvero agli omini verdi e gridi dell’immaginario cinematografico. Anzi, a voler vedere la questione da un punto di vista strettamente scientifico, se qualcuno di loro dovesse mai riuscire ad arrivare sul nostro pianeta, difficilmente sarà una creatura biologica.

Viaggio allucinante. La ragione è semplice, spiega l’astronomo: la stella più vicina a noi, Proxima Centauri, dista circa 38mila miliardi di chilometri da noi. La nostra nave spaziale più veloce impiegherebbe 75.000 anni a coprire una distanza simile.

Ma immaginiamo che i nostri ipotetici vicini alieni abbiano a disposizione tecnologie da fantascienza che consentano loro di coprire tale distanza, poniamo, in 10 anni: dovrebbero viaggiare a poco più di metà della velocità della luce e un simile viaggio richiederebbe 600 milioni di volte l’energia del razzo Saturn V.

La fisica conta. Dite che sono problemi meramente pratici e che una eventuale civiltà aliena potrebbe essere molto più evoluta della nostra? Avete ragione: l’universo è tre volte più vecchio del nostro Sistema Solare ed è lecito pensare che altre civiltà siano milioni di anni più evolute della nostra. Ma le leggi della fisica con cui devono confrontarsi sono le stesse, ed è molto difficile che abbiano sviluppato tecnologie che permettano loro di affrontare un simile viaggio.

Secondo Shostak, dunque, un ipotetico alieno che dovesse mai raggiungere la terra non potrebbe essere altro che… un’intelligenza artificiale, una macchina particolarmente evoluta, in grado di viaggiare per migliaia di anni e rappresentare, una volta a destinazione, il popolo che l’ha costruita.

Lo scienziato non si sbilancia però sulle intenzioni con cui questa macchina superavanzata potrebbe essere stata programmata: verrebbe in pace? O con velleità di conquista?

Insomma, potrebbe aver ragione Stephen Hawking quando sosteneva che tutto sommato, forse, è meglio che gli alieni non riescano a trovarci…[Fonte]