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La minaccia aliena proveniente dall’esterno non è cosa nuova nella storia politica internazionale. Limitiamoci ai vertici del nostro Paese e degli Stati Uniti. Per l’Italia, scomodiamo Sua Eccellenza Benito Mussolini che il 23 Febbraio 1941 in un discorso al Teatro Adriano di Roma così si rivolse a un uditorio di sindacalisti del Fascio: “… In ogni caso, è più plausibile che gli Stati Uniti possano essere invasi, piuttosto che dalle truppe dell’Asse, dagli abitanti sembra piuttosto bellicosi del pianeta Marte, che arriveranno giù dallo spazio siderale su inimmaginabili fortezze volanti”.

Per gli USA, va ricordato in primis il Presidente Harry Truman, il quale durante una conferenza stampa alla Casa Bianca il 4 Aprile 1950 dichiarò: “Vi posso assicurare che i dischi volanti, dato che esistono, non sono costruiti da nessun potere su questa Terra”.

L’ammiraglio James Forrestal (a sinistra) e il presidente americano Harry Truman.

Altro presidente americano: Ronald Reagan. Cosa aveva in mente e/o chi lo aveva consigliato o indotto a pronunciare il suo monito all’assemblea ONU a proposito dell’ipotesi di un attacco alieno? Reagan invitò le superpotenze mondiali a unirsi per fronteggiare un nemico esterno. Scherzava? I primi sintomi di una malattia mentale degenerativa facevano capolino, oppure era stato sin troppo bene informato e dalla sua coscienza, improvvisamente, aveva fatto breccia qualcosa sino ad allora soffocata? Non potrebbero essere simili a queste, le ragioni sottintese alle dichiarazioni del primo ministro russo Medvedev, Alzheimer escluso?

Per alcuni, tutto questo è fantapolitica. Perché, non costituendo il fenomeno UFO un problema di sicurezza nazionale, è impossibile che tali capi di governo si siano mai espressi nei modi appena riportati. Si tratterebbe dunque di fantasie, di distorsioni ed esagerazioni, o di erronee interpretazioni. Invece, siamo nell’assoluta fedeltà storica di dichiarazioni effettive. Eppure, esse riposano dimenticate nelle pieghe della Storia e a nulla servono per far capire che se certe cose sono state dette delle ragioni dovevano pur sussistere.

Le opinioni degli scienziati, invece, hanno la capacità di incidere sul pensiero della collettività. Ad esempio, dato il credito di cui gode l’astrofisico Stephen Hawking, il suo essersi assunto il ruolo di vate e l’aver messo in guardia tutti noi contro i pericoli che potrebbero insorgere nel caso di un contatto con forme di vita extraterrestri avanzate e dalle probabili intenzioni ostili, rivelano che un evento del genere è ormai accettato come qualcosa che supera la remota possibilità teorica. Questo, perché lo ha detto Hawking e tutti ci credono.

Il fisico Stephen Hawking nel modulo NASA a gravità zero. (Foto Commons Wikimedia)

Che oggi la scienza possa accettare la fantascienza e superare i confini dei propri assunti, purtroppo è ancora una chimera. Hawking però rappresenta un’avanguardia, alla quale si è unito anche il celebre fisico teorico Michio Kaku. Entrambi non escludono che forme di vita simili, o superiori alla specie umana possano farci visita, anche se, date le distanze inaccessibili alle nostre missioni spaziali, il pensiero scientifico “mainstream” sostiene il contrario. Ed entrambi guardano con grande circospezione all’ipotesi di un contatto, i cui effetti potrebbero rivelarsi devastanti, per noi, razza inferiore.

Fra i militari americani di alto grado, a cosa si riferiva il generale Douglas MacArthur, quando all’Accademia Militare di West Point il 12 Maggio 1962 disse: “Adesso avete di fronte un nuovo mondo… Si parla in termini strani: di sfruttare l’energia cosmica … di un conflitto finale tra una razza umana unita e oscure forze di qualche altra galassia planetaria?”

Trentacinque anni dopo Il Colonnello Philip Corso rivelava che l’atteggiamento delle strutture di intelligence militari alle quali egli aveva fatto capo si poneva sulla stessa linea di tutela dello spazio aereo e del territorio nordamericano: era necessario essere pronti all’eventuale manifestarsi di un’aviazione extraterrestre e opporsi agli intrusi con ogni mezzo. Per questo, si ritiene da più parti, Reagan volle istituire il sistema difensivo SDI delle “Guerre Stellari”.

A meno di aggressioni improvvise e inaspettate, nel delinearsi di uno scenario di guerra, il ricorso a negoziati di norma dovrebbe precedere l’intervento militare. Nel nostro caso, però, mancano le premesse per avviare relazioni diplomatiche che consentano un dialogo con interlocutori “non riconosciuti”. Nessun governo, infatti, ha mai ammesso di aver accertato l’esistenza di esseri intelligenti provenienti da altri mondi. Se fossimo al cinema, saremmo al livello della sorpresa generale o di un terrificante “La Guerra dei Mondi” o di un esilarante “Mars Attacks”, con le conseguenze catastrofiche che Hollywood ci ha mostrato.

L’ambasciatore di Marte e i rappresentanti del Congresso USA, pochi istanti prima di essere inceneriti.

Se nulla si sa degli armamenti avanzati e segreti degli arsenali militari terrestri, l’anno scorso un super esperto di tale mondo oscuro, il britannico Nick Pope, ex consulente del governo di Sua Maestà per la questione UFO, dichiarava che gli USA dispongono di mezzi in grado di contrastare efficacemente una minaccia esterna sconosciuta. Affermazione sulla quale Pope non forniva elementi di verifica. Da prendere sulla parola. Un Nick Pope che sembra dimenticare Pearl Harbour e invocare la supremazia americana estesa almeno al nostro sistema solare, come forza militare rappresentativa di un’umanità bellicosa, perché non spinge oltre le sue elucubrazioni e consiglia gli USA di dichiarare guerra a tutti i pianeti abitabili della Via Lattea? Chi non si fa incantare dal suo eloquio “very British” potrebbe pensare che Pope tiri acqua al mulino di qualcun altro, dato che ormai poco gli manca per divenire cittadino americano.

Supponendo che uno o più governi dispongano di un’arma segreta con funzionalità tali da contrastare efficacemente un eventuale attacco alieno, gli aggressori la considererebbero un deterrente alle loro intenzioni? Esseri che abbiano la facoltà di percorrere distanze interstellari potrebbero temere reazioni armate dai terrestri?
Un interrogativo simile potrebbe accompagnare come l’olivetta l’aperitivo di un circolo ufficiali, non certo adatto a discussioni nelle cosiddette “stanze dei bottoni”.

La prudente logica di un Hawking fa riflettere. Di certo, una mente del suo calibro ha affrontato una questione intellettualmente scomoda quale quella ufologica. Il che potrebbe significare che ne visualizzato la realtà e, di conseguenza, di fronte all’ipotesi del Contatto, Hawking ammonisce l’umanità perché non conoscendo le intenzioni dagli Extraterrestri è meglio stare alla larga.

Hawking si è riferito ad alcune delle prove concrete che sul fenomeno UFO sono state raccolte per tanti anni e ha detto espressamente: “Immagino che loro (gli ET) potrebbero spostarsi su enormi navi spaziali e, avendo esaurito tutte le risorse del loro pianeta d’origine, tali alieni evoluti potrebbero essere divenuti nomadi e cerchino di conquistare e colonizzare qualunque pianeta per loro raggiungibile”.

L’universo di Hawking potrebbe essere solcato da giganteschi vascelli stellari che ricordano, fatte le debite proporzioni, i galeoni dei conquistadores spagnoli in rotta verso il nuovo mondo. Una politica predatoria verso popoli ai quali infliggere punizioni e costrizioni e non per elargire loro conoscenza e libertà.

Tuttavia, la sua dissertazione andrebbe presa come mero risultato di un’ipotesi speculativa che non ha contemplato un fattore non marginale. Non sono gli uomini a stabilire le regole di questo gioco interplanetario o interdimensionale. Il Contatto non dipende da noi. E soprattutto, non dipende dalla Politica.[fonte]

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