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La prova dell’acqua dolce “è scritta nelle rocce”, hanno osservato gli scienziati dopo aver studiato i dati raccolti dal robot-laboratorio ‘Curiosity’, arrivato sul suolo marziano il 6 agosto 2012. I risultati del loro lavoro, pubblicati in sei articoli su Science, descrivono la presenza di elementi necessari per l’esistenza di microrganismi unicellulari come quelli che si ritiene abbiano popolato per primi la Terra

WASHINGTON – Su Marte poteva esserci vita. La prova è nelle tracce rimaste di un lago calmo di acqua dolce alimentato da fiumi che scorrevano in superficie e che possedeva elementi biologici chiave. Carbonio, idrogeno, zolfo, azoto e fosforo. Sarebbe esistito sul pianeta rosso circa 3,6 miliardi di anni fa e durato decine di migliaia di anni, ma forse centinaia di migliaia di anni. I risultati provenienti dalla missione Mars Science Laboratory (MSL) della Nasa sono stati prodotti dalle analisi, fra gli altri, dei ricercatori dell’Imperial College London.

Un pianeta vivo e ospitale. “Abitabile”, come l’hanno definito i ricercatori. Con tanta acqua. La storia più antica di Marte “è scritta nelle sue rocce”, hanno osservato gli scienziati dopo aver studiato i dati raccolti dal robot-laboratorio Curiosity, arrivato sul suolo marziano il 6 agosto 2012. I risultati del loro lavoro, pubblicati in sei articoli su Science, descrivono un pianeta antichissimo e diverso dal pianeta arido che conosciamo oggi. Curiosity li ha individuati nel cratere Gale, la voragine dal diametro di 150 chilometri nella quale era atterrata, nelle rocce sedimentarie della zona di Yellowknife Bay, vicino l’Equatore marziano. Il lago era lì.

Presentati anche in una conferenza stampa nell’ambito del convegno dell’Unione Geologica Americana in corso a San Francisco, i dati non forniscono prove dirette dell’esistenza di forme di vita marziana, ma è la prima volta che su Marte vengono individuati tutti gli elementi indispensabili alla vita, almeno a quella che conosciamo sulla Terra. C’erano quindi, secondo i ricercatori, le basi necessarie per l’esistenza microrganismi unicellulari come quelli che si ritiene abbiano popolato per primi la Terra. I chemiolitoautotrofi, capaci cioè di ottenere da rocce e minerali l’energia della quale avevano bisogno per vivere. Sulla Terra batteri simili vivono all’interno di grotte e nelle sorgenti idrotermali.

Il cratere Gale

“L’acqua è la condizione senza la quale non potrebbe esistere la vita come la conosciamo, ma da sola non basta perché ci sia un ambiente favorevole alla vita”, ha spiegato John Grotzinger, del California Institute of Technology (Caltech), coordinatore di una delle sei ricerche. Oltre all’acqua, prosegue “serve una fonte di energia che alimenti il metabolismo dei microrganismi, come carbonio, idrogeno, zolfo, azoto e fosforo”. Ora si sa che su Marte questi elementi c’erano e questo, per Grotzinger, suggerisce che “nei primissimi miliardi di anni della sua storia la superficie di Marte fosse notevolmente diversa da quella attuale”. Adesso, ha aggiunto il ricercatore su Science, “siamo in grado di dimostrare che il cratere Gale una volta ospitava un antico lago con caratteristiche adeguate a supportare una biosfera marziana basata su chemiolitoautotrofi”.

Il gruppo di David Vaniman, dell’Istituto di Scienze Planetarie di Tucson, ha analizzato le rocce sedimentarie chiamate ‘John Klein’ e ‘Cumberland’, che Curiosity aveva estratto perforando la superficie marziana e datate in precedenza a 4,1 miliardi di anni fa, ossia nel periodo più antico della storia marziana, chiamato Noachiano. Le nuove analisi dimostrano che queste rocce hanno continuato ad evolversi fino al più recente periodo Esperiano, compreso fra circa 3.500 e 1.800 milioni di anni fa. Conferme ulteriori su epoca di formazione e composizione delle rocce marziane analizzate da Curiosity sono arrivate anche da tutti gli altri articoli pubblicati nello stesso numero di Science

 
“Non abbiamo trovato segni di una vita antica su Marte, ma abbiamo scoperto che il cratere Gale può avere ospitato un lago che almeno una volta nella sua storia potrebbe essere stato un ambiente favorevole per la vita microbica, miliardi di anni fa”, ha aggiunto Sanjeev Gupta, dell’Imperial College di Londra. “E’ entusiasmante – ha continuato – il fatto che miliardi di anni fa dei microrganismi possano essere esistiti nelle acque tranquille del lago, convertendo in energia una grande quantità di elementi”. La prossima fase dell’attività di Curiosity, nella quale saranno analizzate altre rocce, “potrebbe fornire la chiave per affermare che su Marte c’è stata vita”.

I dati pubblicati su Science sono “conclusivi”, ha commentato il coordinatore scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Enrico Flamini per il quale, alla luce della scoperta, diventa ancora più importante la missione ExoMars, pianificata dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) per il 2016 e per il 2018, con una forte partecipazione scientifica e industriale italiana.

“A questo punto – ha detto – Exomars diventa una missione fondamentale. Curiosity non ha a bordo strumenti per rilevare materiale organico, mentre Exomars li avrà. Se andremo, e sono sicuro che lo faremo, su terreni simili a quelli dove si trova ora il rover americano sono altrettanto certo che avremo delle sorprese”. La fase della missione, in programma nel 2018, prevede un rover per esplorare il terreno circostante la zona di atterraggio. “La notizia della probabile vita nel passato di Marte – ha detto Flamini – potrà dare ulteriore luce all’importanza delle missioni verso il pianeta rosso, ammesso che qualcuno avesse ancora il dubbio. Marte rimane un obiettivo importante e si dovrà cominciare anche a pensare a delle missioni con uomini a bordo”.[fonte]

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