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C’è un nuovo mistero su Cerere: le macchie sulla superficie del pianeta nano si muovono in modo inatteso. Lo rivela uno studio italiano guidato da Paolo Molaro, dell’Osservatorio astronomico di Trieste dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society Letters, che conferma, grazie a telescopi terrestri che il più grande degli asteroidi potrebbe avere una vita geologica attiva.

Cerere è il più grande corpo celeste in orbita nella fascia degli asteroidi, tra Marte e Giove, e l’unico di essi classificato come pianeta nano.

La sonda Dawn della NASA è in orbita intorno a Cerere da più di un anno e ne ha mappato la superficie in gran dettaglio. Una delle maggiori sorprese è stata la scoperta di macchie molto luminose, che riflettono molta più luce del resto della superficie circostante più scura.

La più evidente di queste macchie si trova all’interno del cratere Occator e suggerisce che Cerere sia un mondo più attivo degli asteroidi vicini.

Nuove osservazioni molto precise con lo spettrografo HARPS installato sul telescopio da 3,6 metri dell’ESO a La Silla, in Cile, hanno non solo rivelato il moto delle macchie a causa della rotazione di Cerere intorno al proprio asse, ma hanno anche trovato variazioni inattese che suggeriscono che il materiale che forma le macchie sia volatile e evapori a causa dell’azione della luce del sole.

«Appena la sonda Dawn ha rivelato le misteriose macchie chiare sulla superficie di Cerere, ho immediatamente pensato a quali effetti fossero misurabili da Terra», racconta Paolo Molaro, autore principale dello studio. «Mentre Cerere ruota, le macchie si avvicinano a Terra e poi si allontanano e questo ha un effetto sullo spettro della luce del Sole, riflessa dalla superficie, che arriva fino a Terra».

Cerere ruota su se stessa ogni nove ore e i calcoli hanno mostrato che l’effetto dovuto al moto delle macchie in avvicinamento o allontanamento dalla Terra a causa della rotazione sarebbe stato molto piccolo, dell’ordine di 20 chilometri all’ora. Ma questo moto è abbastanza grande da essere misurabile tramite l’effetto Doppler con strumenti ad alta precisione come HARPS.

L’equipe ha osservato Cerere con HARPS per poco più di due notti in luglio e agosto 2015. «Il risultato è stata una sorpresa», aggiunge Antonino Lanza, dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Catania e coautore dell’articolo. «Abbiamo trovato nello spettro le variazioni attese, dovute alla rotazione di Cerere, ma con differenze considerevoli tra una notte e l’altra».

L’equipe ha concluso che i cambiamenti osservati potrebbero essere dovuti alla presenza di sostanze volatili che evaporano per effetto della radiazione solare.

Quando le macchie all’interno del cratere Occator sono sul lato illuminato dal Sole, si forma una foschia che riflette la luce del Sole in modo molto efficiente. La foschia evapora rapidamente, perde riflettività e produce i cambiamenti osservati. L’effetto cambia da notte a notte, producendo gli effetti casuali aggiuntivi osservati su tempi scala sia brevi che lunghi.

Se questa interpretazione venisse confermata, Cerere sarebbe molto diversa da Vesta e dagli altri asteroidi della fascia principale. Pur essendo relativamente isolato, potrebbe possidere un’attività interna.

Si sa che Cerere contiene al suo interno molte riserve d’acqua, ma non è chiaro se questa sia legata alle macchie luminose. La fonte di questa continua perdita di materia dalla superficie non è ancora nota.

Dawn continua a studiare Cerere e il comportamento delle sue strane macchie. Le osservazioni da terra con HARPS e altri strumenti potranno continuare anche dopo il termine della missione spaziale.[fonte]

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