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In questi giorni nella rete impazzano migliaia di foto delle “famose” piramidi trovate sull’asteroide “di Cerere e quella fotografata dal Rover “Curiosity”

Molti confondono la cosa, ricordiamo che su Cerere non è atterato nesun “ROVER”,le foto sono state inviate dalla sonda Dawn, mentre quella su Marte sono di Curiosity…..

 

A primo impatto sembrano molto simili, ma secondo la nostra opinione, quella su Cerere è una montagna naturale, e non ha nulla a che vedere con una “piramide”

è pur vero, che questa montagna gigantesca,(gli scienzati presumono un altezza di quasi 5 mila metri),a primo impatto, da lìimpressione di una piramide…..

Tutt’altra cosa  quella fotografata su Marte dal Rover “Curiosity,

In questa foto, è veramente difficile ipotizzare che sia una roccia modellata dalle forti tempeste di sabbia che “assillano” il pianeta rosso.

Scetticismo e puzza di bufala. Per fortuna lo scetticismo corre sulla rete: perché su Marte possiamo vedere di tutto. E ci sono varie spiegazioni scientifiche più credibili di una fantomatica civiltà estraterrestre. Innanzitutto le pietre marziane, per vari fenomeni di erosione che hanno impiegato milioni di anni, possono assumere forme appuntite anche molto precise, come parrebbe quella della piramide.

Non ci resta che aspettare le analisi più approfondite da parte della NASA.

«La superficie di Cerere mostra caratteristiche uniche e molto interessanti», osserva Carol Raymond, vicecapo ricercatore della missione Dawn. «Ad esempio – aggiunge – le lune ghiacciate presenti nel Sistema Solare più periferico hanno crateri con buchi centrali, ma su Cerere queste strutture sono molto più comuni. Queste e altre caratteristiche ci consentono di capire la struttura più interna dell’asteroide, che non possiamo percepire direttamente».

Una nuova veduta ha mostrato anche le macchie più piccole nel cratere, prima non visibili. Almeno otto macchie possono essere viste vicino all’area più luminosa, che i ricercatori stimano essere larga circa 9 chilometri. A causare questi bagliori è un materiale altamente riflettente, ghiaccio e sale probabilmente, anche se si stanno considerando anche altre opzioni. Tramite la mappatura con la spettrometria a infrarossi i ricercatori possono infatti identificare i minerali presenti dal modo in cui la luce viene riflessa. Oltre alle macchie luminose, le ultime immagini mostrano una montagna a forma di piramide alta circa 5 chilometri. C’è anche un’ampia evidenza di passata attività geologica, con frane e strutture collassate.

SU MARTE CORSI D’ACQUA PIÙ RECENTI DEL PREVISTO I corsi d’acqua che scorrevano sulla superficie di Marte potrebbero essere più recenti del previsto. È quello che fanno supporre i detriti trovati in un ‘giovanè cratere, con meno di un milione di anni: la loro formazione è stata ricostruita in laboratorio da un gruppo di geologi dell’Università di Utrecht, nei Paesi Bassi, che pubblicano i risultati dei loro studi su Nature Communications.

Con una serie di esperimenti, i ricercatori hanno simulato lo scorrimento di corsi d’acqua pieni di ciottoli, sabbia e argilla. «Abbiamo visto che se questi flussi scorrono con una certa frequenza, i detriti tendono ad accumularsi formando dei coni alluvionali molto simili a quelli trovati su Marte», spiegano i geologi.

La loro attenzione si è focalizzata in particolare sul cratere Istok, formato da un impatto avvenuto sulla superficie del Pianeta Rosso poco meno di un milione di anni fa. Al suo interno sono visibili alcuni coni alluvionali, mentre sulle pareti sono riconoscibili delle colate di detriti molto simili a quelle ricostruite in laboratorio e a quelle che si trovano sulla Terra, nelle zone montuose.

«Queste colate sono così ben conservate – spiegano i ricercatori – che ci hanno permesso di scoprire quanta acqua le ha trasportate e con che frequenza scorreva».

Secondo le stime, il flusso di acqua era di pochi centimetri, o al massimo decimetri, e scorreva con una periodicità di alcuni anni. La sua formazione sarebbe dovuta allo scioglimento di neve e ghiacci presenti in quantità più abbondanti del previsto. Il fenomeno si sarebbe verificato in periodi più caldi dovuti alla particolare inclinazione del pianeta rispetto al Sole.

In queste condizioni, i raggi solari avrebbero scaldato le calotte polari facendole sublimare: l’atmosfera marziana sarebbe così diventata più densa, dando vita a precipitazioni anche nevose. Lo scioglimento della neve sulle pareti dei crateri avrebbe infine generato questi flussi d’acqua e detriti. «Ora su Marte l’ambiente è secco, ma fra alcune centinaia di migliaia di anni il pianeta riassumerà di nuovo quella inclinazione – affermano i geologi – e questo potrà far ricomparire acqua liquida e colate di detriti».

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